Le sgridate…

Ricordo come da piccoli sciavamo insieme nella 7UP, squadra di sci agonistico alla Piana di Vigezzo. Bicio era molto bravo, aveva uno stile elegante e pulito. Nonostante non abbiamo mai vinto nulla di importante, c’era una sorta di serietá: divisa, sci da allenamento e da gara, allenatori esigenti, ritiri esitvi a Zermatt, mercoledí pomeriggio alla Piana di Vigezzo ad allenarci subito dopo la scuola, domeniche in giro in vari comprensori sciistisci per le gare: i nostri genitori hanno fatto grandi sacrifici.

Ricordo come in una di queste gare Bicio era sceso cantando! O meglio canticchiando😂 ma passando accanto ad un allenatore che si era messo vicino ad un passaggio un po’ tecnico e delicato gli aveva dato una di quelle sgridate che a momenti cade una valanga!🤣🤣

Stefano

Pasqua di giovedì

I ricordi dell’ospedale nel non lontano 2013 risultano molto frammentati, come la tela di un quadro vecchio e rovinato. Alcune immagini appaiono molto nitide, altre un po’ meno, altre ancora sono scomparse..

Una cosa però non dimenticherò mai: il regalo che mi feci il 28 marzo di quell’anno, il giorno del tuo 30° compleanno.

Era ormai da 10 giorni che quel dannato ma benedetto macchinario aiutava il mio cuore e i miei polmoni a lavorare al loro posto. Il peggio era passato, la mente più lucida, ed è per questo che essere costretta nel letto, impossibilitata a muovermi, piena di tubicini e cavi in giro, iniziava davvero a diventare un allenamento (il più grande fino ad oggi) per coltivare la virtù della pazienza.

Quando sei sdraiata in un letto di ospedale non sai che giorno è, sono tutti uguali. La TICCh del San Raffa poi è al piano -1, quindi quando guardi l’orologio davanti al letto, visto che non hai nemmeno il “piacere” di sentire la digestione, non sai mai se le 2 sono di notte o del pomeriggio.

Il week end precedente a giovedì 28 marzo iniziava tra i dottori a sorgere la volontà di togliermi definitivamente ogni aiuto esterno, quindi comunicarono che ormai era questione di poche ore, forse pochissimi giorni, lunedì o martedì insomma!

Parlando con la mia famiglia, iniziai a scrivere loro di indicarmi che numero del mese fosse. Mi dissero il 23.

Nel mio cuore forte ma sgangherato, capii fin da subito che avrei dovuto aspettare ancora 5 lunghi giorni, ma quella volta sarebbe stata la definitiva.

E così lunedì rividi tutta la schiera di dottori, ai piedi del mio letto… parlarono ma se ne andarono…

La cosa si ripeté martedì e mercoledì….credo siano stati i giorni più lunghi della mia vita. Ma la speranza per il 28 era proprio grande!

Fu così che la mattina del 28 marzo (Giovedì Santo), appena li vidi arrivare, sapevo che sarebbe stato il giorno giusto.

E così avvenne. Nel 2013 la Pasqua per me arrivò prima del previsto, di giovedì 😊

Grazie Bicio! 😊❤️”

Francesca

Come te nessuno mai

“Inutile dire che in qualche riga sarebbe impossibile riassumere ventotto anni di fratellanza. Ho provato a farlo in questi cinque anni in cui sei passato nell’altra stanza, ma sono rimasti sempre pensieri, echi, odi al tuo essere.
Non voglio elaborare il lutto, forse non riesco, probabilmente non mi è utile. Il tempo aiuta? Spero di no, poichè solo in quel caso ti perderei. La riservatezza con il quale ti ricordo va contro la tua persona, così aperta, estroversa, a suo modo creativa e testarda per quella fede che da giovani si fa fatica a dimostrare, perché solo chi
ha profondità d’animo, come te, riesce a farne ragione di vita. Noi umani forse, che non capiamo il vero senso dell’esistenza, facciamo della ragione il motore della nostra esistenza. Tu davi emozioni a chiunque, che si parlasse di Dio o di Inter, di roccia o di vita. Chi ha mai sentito spendere una parola negativa per te? Nemmeno gli eroi hanno cosi tanta stima, nemmeno gli eroi reggono il confronto. Come te nessuno mai.”
Spero di vederti presto
Un abbraccio

Stefano

L’equilibrio

Ciao Bicio,
ci si nasconde dietro pensieri e dietro immagini, per celare e coprire quello che non si vuol far vedere, il tempo passa e ci si ritrova sempre a guardare indietro, a rivalutare considerare, scegliere se girare a lato o tirare diritto, se salire o scendere, se parlare o tacere, se ribellarsi o subire, se
accettare o combattere, ma la giustizia non siamo noi.. dobbiamo accettare quello che il destino ci porge, combattere quello che riteniamo ingiusto, parlare se ne vale la pena, tacere quando sarebbe meglio, ribellarci all’ ingiustizia e non subirla, scendere se abbiamo paura di terminare la salita, la paura non e’ vigliaccheria e’ uno stato psicologico, come l’ euforia, l’ amore, il potere.. quello che ci serve e’ EQUILIBRIO.. l’ equilibrio che ci dia la serenita’ per affrontare il bene e il male come
tu solo hai saputo fare… ciao un ricordo x te 😉

Gualtiero

“Parlane tu al Signore”

La mia conoscenza di Bicio in vita non è stata di quelle legate da una particolare amicizia. Lo vedevo all’oratorio impegnato con i giovani, lo incontravo durante la messa domenicale quando con la sua chitarra animava i canti liturgici e lo conoscevo come il ragazzo di Francesca. La notizia della sua malattia mi è giunta mentre mi trovavo in vacanza al mare.
Un’amica mi informò e mi disse che la cosa era piuttosto grave. Quella notizia mi procurò un profondo dolore, che andava ben al di là dell’emozione che una madre prova quando viene a conoscenza che un giovane è così duramente provato! E la domanda un po’ rabbiosa: “Ma perché Signore, proprio a lui..!” mi venne istintiva. Rividi Bicio (e fu l’ultima volta che lo vidi vivo) un pomeriggio autunnale ad una festa organizzata in oratorio. Mi trovavo nel cortile e vidi entrare dal cancello Bicio seduto sulla carrozzina spinto da Francesca. Non so per quale
ragione ma istintivamente gli andai incontro e chiesi: “Come va Bicio?” Lui mi guardò e lessi nei suoi occhi tanto dolore e così capii che lui sapeva della sua grave condizione e della probabile fine. Allora gli dissi: “Coraggio roccia…”. Il suo sguardo cambiò e lessi nei suoi occhi tanta serenità. Forse lui pensò alla sua Roccia alla quale si era aggrappato e che non l’avrebbe mai lasciato solo in balia delle avversità. Il successo incontro fu al suo funerale, con quella
straordinaria partecipazione che solo una persona straordinaria può attrarre. Mi ricordo l’abbraccio commosso che scambiai con don Emilio e le sue lacrime… Mi ricordo la commozione, il rimpianto di tanti giovani, ma non la disperazione, non la rabbia, ma la
certezza che si era perso un amico quaggiù, ma che si aveva acquistato un angelo in cielo. Ma io credo che Bicio non sia solo un angelo, io credo che la sia un Santo, perché in un momento di bisogno mi sono rivolta a lui dopo aver pregato tutti i Santi possibili ed immaginabili senza ottenere nessun riscontro. Ebbene, quel giorno mi sono recata sulla sua tomba per dirgli un
semplice ciao come facevo spesso e senza sapere il perché gli ho aperto il cuore. Gli ho
raccontato la mia pena, il mio desiderio, la rinuncia a qualcosa che mi gratificava molto ma che ero felice di compiere, affinchè Dio mi ascoltasse e mi aiutasse…. Gli ho detto: “Parlane tu al Signore”. La settimana successiva ciò che avevo chiesto si è avverato (e per un fatto del tutto
“casuale”), anche la rinuncia che ben volentieri avrei offerta a Dio è avvenuta per forza maggiore, come se Lui mi avesse preso in parola. E se questo non è un segno grande che Bicio è in stretto contatto e vicinissimo al Signore, quale altro segno dovremmo ancora cercare??

Una mamma riconoscente

Lui non parlava ad uno come tanti ma parlava a te e chiedeva di te e contava su di te.

VOLEVO SCRIVERE QUESTE POCHE RIGHE NEL RICORDO DI UN RAGAZZO MOLTO SPECIALE.
…….BICIO….. COME GESU’ TI CHIAMAVA PER NOME…………
MI CHIAMO SARA E SONO MAMMA DI SERENA 14 ANNI E GIORGIA DI 10 ANNI. SIAMO SEMPRE MOLTO
PRESENTI NELLE VARIE ATTIVITA’ E INIZIATIVE PROPOSTE DALL ‘ORATORIO.
NEL GIUGNO DEL 2005 SERENA COMINCIA LA SUA AVVENTURA AL CENTRO ESTIVO ,al GrEst DELL’ORATORIO DI CANNOBIO, ARRIVA A CASA MOLTO CONTENTA ED ENTUSIASTA.
UN GIORNO CAMMINIAMO NEL BORGO E SERENA SI AVVICINA E MI DICE” MAMMA VEDI QUEL RAGAZZO LA’?’??? E’ UN ANIMATORE E’ MOLTO BRAVO E SUONA LA CHITARRA…..”, NON TERMINA NEPPURE DI RACCONTARMI CHE BICIO SI AVVICINA E LE DICE” CIAO SERENA COME STAI?? TI
ASPETTO DOMANI ALL ORATORIO………”””.
SERENA E’ MOLTO FELICE QUELL’ ANIMATORE SI RICORDAVA IL SUO NOME, E DA QUEL MOMENTO OGNI VOLTA CHE CI INCONTRAVAMO LA SALUTAVA E LA INVITAVA ALL ‘ORATORIO PER GIOCARE,
PER FARE I LAVORETTI CON SUOR LUIGINA, PER LA FESTA DEL BOOM DI NATALE PER. IL CENTRO ESTIVO E PER TUTTE LE VARIE ATTIVITA’ …….
IL NOME CI CONTRADDISTINGUE DALLA MASSA E CI RENDE UNCI E SPECIALI E FABRIZIO AVEVA CAPITO, LUI NON PARLAVA AD UNO COME TANTI MA PARLAVA A TE CHIEDEVA DI TE E CONTAVA SU DI
TE.
SERENA HA CONTINUATO SEMPRE POSITIVAMENTE LA SUA AVVENTURA NELL’ORATORIO E DOPO
NOVE ANNI DA ANIMATA ORA E’ ANIMATRICE DA DUE ANNI……
GRAZIE BICIO PER TUTTI QUEI PICCOLI SEMI CHE HAI SEMINATO E CHE ORA STANNO GERMOGLIANDO.

Il suo sorriso, la sua testardaggine e la voglia di esprimere ciò che sentiva nel cuore.

È stato presente in anni che mi hanno segnata profondamente. Ogni cosa è rimasta nel mio cuore, ma soprattutto il suo
sorriso, la sua testardaggine e la sua voglia di esprimere ciò che sentiva nel cuore. Era presente ed è presente. Sono onorata di aver camminato insieme con lui.

Anonima

Tu moriresti per quello in cui credi?

Ho molti ricordi vivi di momenti con Bicio e associo la maggior parte di questi a miei momenti di formazione, come persona e
(soprattutto) come animatore.
Posso assicurarvi che ho riscritto questo breve testo diverse
volte prima di scegliere quello che ritengo il più significativo, non perché non mi fosse venuto in mente ma perché lo ritenevo un po’ troppo personale. Razionalmente però
devo scrivere qualcosa che ritengo sia un importante momento che ho condiviso con lui e quindi mi sono deciso.
Avevamo appena concluso il Cammino di Santiago e stavamo piantando le tende in un campeggio, trovato appena fuori dalla
città, Bicio era con Simone e Stefano a montare una tenda, mentre io camminavo con una riserva di picchetti tra le braccia, verso quella che stavo preparando io. Il fatto di aver concluso la lunga camminata e aver finalmente i piedi liberi dalle scarpe e la schiena dallo zaino (oltre alla soddisfazione
di essere arrivati alla metà) aveva messo tutta la compagnia di buon umore e quindi erano intenti a conversare del più e del
meno. In questo scenario, mentre io mi facevo piacevolmente i fatti miei pensando a quanto bello fosse il mondo, Bicio si
gira verso di me e mi chiede “hey Riki, tu moriresti per quello in cui credi?”, io rispondo di si e lui si rigira verso gli
altri 2 ed esclama “vedete come si risponde ad una domanda?”.
Questa è stata probabilmente la conversazione più importante della mia vita e l’unica cosa che ho detto è stata si, questa
deduzione continua a farmi riflettere tuttora.

Riccardo

Un volto che trasmette la gioia di aver incontrato qualcuno che ti ha reso così felice.

Spesso ho sentito l’invito di sacerdoti e degli ultimi pontefici a vivere e sperimentare la gioia della fede cristiana e la gioia nell’annunciare Gesù agli altri, la gioia di parlare agli altri del mio incontro con il Signore. Beh, questa gioia di cui spesso sento parlare per me ha un volto: il volto di Bicio, un volto che contagia con il suo sorriso, con il suo entusiasmo e con la sua limpidezza, un vero volto di gioia cristiana. Un volto che trasmette gioia ma non quella gioia data da una vita spensierata che va a gonfie vele (perché proprio non era così) ma la gioia di aver incontrato qualcuno che ti ha reso
così felice da far cadere tutte le barriere del cuore e della mente, da far cadere tutti i dubbi che gli esseri umani possono avere quando pensano a Dio. Bicio non aveva più barriere era talmente felice del suo essere cristiano che in modo naturale doveva comunicarlo agli altri: amici, animatori,
colleghi, ragazzi, giovani incontrati per strada durante una luce nella notte.
Ho conosciuto Bicio durante il corso base delle sentinelle e abbiamo condiviso i primi anni della fiaccola di Novara. Mi ricordo diverse chiacchierate nelle quali mi invitava a fare delle scelte, tra le righe mi invitava a scegliere ciò che veramente è importante. Quando ci siamo conosciuti Fabrizio
era appena guarito dal primo male che lo aveva colpito, aveva circa 25 anni, ma la sua gioia di vivere era bella presente e si sentiva, anche perché non derivava dal fatto di avere una salute di ferro ma da un incontro che aveva cambiato la sua vita.
Questo suo entusiasmo era alle stelle durante una luce nella notte nella quale generalmente lui si occupava del ministero della musica accompagnando la preghiera con canzoni. In alcune occasioni, soprattutto nei canti di ringraziamento al termine della serata, la sua esplosione di gioia per quel
momento di vicinanza al Signore e per aver portato altri giovani all’incontro con Gesù prendeva forma anche nell’improvvisazione di alcuni brani con la chitarra, oltre a suonare benissimo suonava con gioia.
L’ultima volta che l’ho visto era l’autunno del 2010, ci siamo trovati per una pizzata all’oratorio di Intra, lui era nuovamente malato, aveva affrontato un intervento molto complicato alla schiena e camminava a fatica, aveva appena iniziato nuove cure perché il male non si era fermato. È arrivato
da Cannobio in macchina con Francesca, appena è sceso sono rimasto colpito dalle sue condizioni di salute, si muoveva in modo molto difficoltoso, in viso erano indelebili i segni delle terapie ma gli occhi erano sempre gli stessi, ha pure scambiato qualche battuta divertente con noi.
In una situazione così tragica che in pochi mesi lo avrebbe portato via ha trovato la forza per comunicare con gli occhi la sua gioia di vivere. Non so io cosa avrei fatto lui invece aveva voluto venire a tutti i costi con noi a quella serata delle sentinelle, un modo forse per dirci che la vita non dipende solo da come sta la tua salute ma soprattuto da quanto hai aperto il tuo cuore agli altri e a Dio, questo per noi esseri umani è proprio difficile da capire.
Mi rimane nel cuore una frase scritta da Francesca su facebook pochi giorni dopo la morte di Bicio:
“Fabrizio contempla già la bellezza del Signore e ci invita a vivere come lui ha vissuto: scegliendo ogni giorno Gesù, anche se costa fatica…credetemi, lui non è rimasto mai deluso!!!”. Credo che questo sia verissimo, il Signore nonostante quello che ha vissuto non lo ha mai deluso, gli aveva
promesso la vita eterna (come la promette ad ognuno di noi) e Bicio ci ha creduto, si è fidato e forse in quella gioia che lo ha sempre contraddistinto ha iniziato a vivere la sua vita eterna già su questa terra.

Andrea P.

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