Fabri (credo di essere l’unica ad averlo sempre chiamato così e non Bicio!) è stato mio fratello per 17 anni, e ora è il mio angelo custode, non voglio usare questo termine in modo superficiale, io credo veramente che lui ora si prenda cura di me, me ne accorgo giorno per giorno. Dal 3 gennaio la mia vita è cambiata, all’inizio pensavo che non avrei mai più potuto ringraziare Gesù, neanche per le cose belle che comunque continuavano ad accadere, ero arrabbiata con Lui e la mia preghiera era solo una richiesta di aiuto per andare avanti… ma poi con il passare dei mesi, la mia vita ha iniziato a cambiare in un altro senso,
ma soprattutto il mio cammino di fede. Ho iniziato a fidarmi di Lui, e a capire che se lo aveva portato via da questa terra un motivo ce lo doveva pur avere, e ora ne sono convinta. Da quando mio fratello non è più
presente fisicamente lo è molto di più spiritualmente, lo sento nella preghiera, preghiamo insieme, semplicemente da due posti diversi. È sempre stato un mio punto di riferimento, d’altronde come lo è ogni
fratello maggiore, ho sempre avuto stima di lui, perché sapeva fare tante cose, era molto creativo, in effetti ero un po’ gelosa da ragazzina di queste sue capacità ma poi crescendo mi sono accorta di avere dei talenti anche io, l’unica cosa che ancora oggi non ho raggiunto è la sua grande fede, ma questo mi spinge sempre, ogni giorno a cercare di fidarmi di Dio, di affidarmi a Lui, come Fabri ha fatto nella sua vita.
Ricordo quando passata la cresima e incominciate le scuole superiori mi sentivo un po’ ribelle, e la messa della domenica non era certo la mia priorità. Un giorno, una domenica per la precisione, erano le 10.30 più o meno e Fabri come sempre si era appena svegliato e si stava preparando per andare a messa, mi disse:
<vieni a messa?> io da vera ribelle gli risposi che no, non mi andava quel giorno di andare a messa, che avrei preferito andarci quando me lo sentivo (tutte cose sentite dire che però mi sembravano un’ottima scusa per cazzeggiare la domenica mattina e magari andare a fare un giro al mercato con le amiche, oppure semplicemente per dormire fino all’ora di pranzo), per quella risposta lui si arrabbiò molto, sembrava offeso, ma soprattutto dispiaciuto, così iniziò a spiegarmi quanto fosse importante la domenica, quel rito in cui Gesù ogni volta si offriva e moriva per noi per i nostri peccati, ogni domenica, Lui sarebbe stato lì anche
per me, e io per pigrizia non ci andavo, non accoglievo il Suo invito. Non ricordo se quel giorno andai a messa, ma dalle volte successive, cercai di perderne il meno possibile. Quelle parole, quella “ramanzina”
che mi fece quella domenica fu l’inizio della mia vera conversione. Non avevo scuse, non potevo dire di fare fatica a svegliarmi per la messa delle 11, perché magari la sera prima avevo fatto un po’ tardino (forse massimo mezzanotte visto che ero ancora una ragazzetta!!!), mentre Fabri spesso aveva dormito 4/5 ore perché la sera prima era andato con Franci alla luce nella notte a Milano o Desenzano, e pensare che
potevano fermarsi lì a dormire, avevano tanti amici che potavano ospitarli però loro tornavano a casa, anche 3 ore di macchina, perché la domenica mattina c’era la messa, e loro dovevano suonare e cantare per festeggiare quel miracolo che si compiva ad ogni volta che solo più tardi iniziai a comprendere…
In casa non c’era mai, era sempre impegnato, di giorno era sempre a lavorare, poi all’ora di cena passava a casa, correva su in camera a prendere la sua chitarra o il suo zaino, e dal corridoio urlava “ciao famiglia”,
ogni volta in quello zaino c’era qualcosa di diverso… dalle scarpette di arrampicata ai raccoglitori stracolmi (che solo con il tempo ho capito che contenevano testi di canzoni, materiale per l’educazione dei giovani…).
Al mattino, spesso mi accompagnava a scuola in macchina, la sua auto unica, era piena di cose, e poi si ascoltava buona musica! Data la differenza di età di 10 anni quando ero piccola lo vedevo proprio grande grande, poi iniziate le superiori ho iniziato a sentirmi più vicina a lui. Ora i suoi amici sono anche i miei, e questo è uno dei tanti magnifici doni che mi ha lasciato.
Il tempo della malattia non fu facile. I nostri genitori però hanno deciso di lasciarci all’oscuro di ciò che stava realmente accadendo. Non conoscevo realmente quella malattia che in 8 mesi lo avrebbe portato via
da qua. Quando sentii la prima volta la parola tumore pronunciata dopo una delle prime visite mediche mi spaventai molto, iniziai a pregare, e da quel momento, non ci fu giorno in cui non chiesi a Dio di proteggere il mio caro fratellone. I miei genitori ci hanno sempre mostrato una serenità piena di speranza e affetto,
soprattutto nei confronti di Fabri, che ne aveva bisogno. Iniziai ad apprezzare veramente mamma e papà.
Francesca era sempre con lui, sempre, anche nei momenti più difficili, lei e mia madre sono le donne più forti che abbia mai conosciuto. Franci veniva a prenderci per andare a messa, anche quando mio fratello già non camminava più, ma sulle sue spalle sempre la chitarra, e sul viso sempre un limpido sorriso. Capii ancora di più quanto fosse importante la messa per lui.
Ricordo i suoi occhi brillare e piangere, quando il parroco veniva a portargli la comunione a casa nell’ultimo periodo in cui non si poteva più alzare dal letto. Iniziai a capire il vero valore dell’eucarestia.
Ora non posso che ringraziare il Signore per avermi regalato Fabrizio, e non posso che ringraziare Fabrizio per avermi fatto conoscere il Signore, e in questo periodo, in cui sto realmente apprendendo l’importanza
di una vita affidata a Dio, il mio esempio è lui, che lo aveva capito già da molto tempo.
Alessandra